Barile

Molto caratteristico, Barile è uno dei paesi lucani di origine arbëreshe (greco-albanese), di cui da secoli si conservano lingua, tradizioni e culti religiosi.
A nord della Basilicata, nell’area del Vulture, Barile ha una suggestiva collocazione, posto su due colline separate da un burrone. Considerata anche una delle città dell’olio e del vino, proprio fuori dal paese, si possono visitare le Cantine dello “Sheshë”, “piazza”, caratteristiche e piccolissime casette artigianali dai portoni colorati in cui si conserva il pregiatissimo vino Aglianico.
In diversi momenti dell’anno il paese è teatro di interessanti eventi del gusto, dedicati alla sua tradizione enogastronomica, o del sacro. Qui infatti, da oltre quattrocento anni, ha luogo la più antica Sacra Rappresentazione della Basilicata che nel giorno del Venerdì Santo rievoca la Passione di Cristo. Molto suggestivo, il centro storico di Barile è un avvicendarsi di caratteristici archi, portali e strade lastricate in pietra, attraverso i quali si possono scoprire le tradizioni arbëreshë.

Storia

Le origini albanesi risuonano nella pronuncia arbëreshë (greco-albanese) del suo nome, “Barilli”, pronuncia che, ad ogni modo, non sembra avere una esatta derivazione.
Barile condivide la sua radice albanese con altri comuni lucani del Vulture – come Ginestra e Maschito – e dell’area del Pollino – come San Costantino Albanese e San Paolo Albanese. Era denominata proprio “Arbëreshë la prima colonia greco-albanese che arrivò nel Vulture, fino a raggiungere Barile, seguita da numerose altre realtà simili.
In questo borgo il rito greco permane fino al XVII secolo, per quanto ancora oggi si conservino diversi culti di origine ortodossa e albanese. Nel 1861 la comunità del Vulture vive momenti di rilievo storico con il propagarsi del fenomeno del brigantaggio lucano.

Il patrimonio culturale

Le tracce delle origini albanesi restano impresse anche nella cultura e in alcune architetture di Barile, lo si scopre percorrendo il suo centro storico e le aree che lo circondano.
Archi e portali, strade lastricate in pietra e vicoli caratteristici, ma anche palazzi storici e architetture religiose di interesse si incrociano percorrendo il caratteristico centro storico di Barile, sicuramente una delle mete da fissare in un itinerario alla scoperta del Vulture Melfese.
Spostandosi di poco dal borgo, a nord-est di Barile, meritano senz’altro una visita le singolari e curiose cantine dello “Sheshë”, che vuol dire “piazza”, un complesso collinare costituito da un insieme di grotte scavate nel tufo lavico, da sempre utilizzate per conservare l’ottimo vino Aglianico DOC, una delle eccellenze del Vulture Melfese e della Basilicata.

La Fontana dello Steccato

Si tratta di una architettura davvero interessante, soprattutto per le curiose figure apotropaiche che la contraddistinguono.
Proprio in Piazza Garibaldi, la principale del paese, si tratta di un monumento di interesse storico artistico realizzato su commissione di un nobile albanese (1713) e consistente in quattro pilastri sormontati da un doppio ordine di cornici, una delle quali è decorata da uno stemma su cui è scolpita l’immagine della Madonna di Costantinopoli, Patrona di Barile. L’acqua fuoriesce da tre pietre lavorate e scolpite a forma di figure apotropaiche, in stile tardo barocco, le quali, secondo le antiche credenze popolari, avrebbero dovuto tenere lontane dalla fontana, e dal paese stesso, le influenze negative e magiche.

Gli Sheshë

Note anche come “Cantine dello Scescio”, dominano il paesaggio al di fuori del paese e per la loro suggestività il regista Pasolini le scelse come location per il suo “Il Vangelo Secondo Matteo”.
Le caratterizza un massiccio collinare in cui, quasi fossero incastonate, si lasciano ammirare numerose grotte scavate nel tufo lavico, prima, rifugio per gli immigrati albanesi che raggiunsero Barile e altri borghi del Vulture, poi, e in parte ancora oggi, utilizzate come cantine fresche dai portoni colorati in cui conservare il vino.
Proprio ispirato dal naturale e suggestivo sfondo delle “Sheschë”, che per certi aspetti le rende molto simili ai paesaggi palestinesi, il regista Pier Paolo Pasolini, nel 1964, decise di girare alcune delle scene più intense del suo capolavoro, in particolare quelle della Natività e della Strage degli Innocenti.
Ogni anno in agosto questo straordinario scenario si anima grazie ad un evento culturale ed enogastronomico di grande successo: “Cantinando Wine&Art”, in cui l’arte, sotto forma di musica, pittura, cinema e scultura, incontra il sapore e la tipicità dei prodotti enogastronomici di Barile e del Vulture.